Bancari, asse Abi-sindacati per chiedere al Governo una modifica sui fringe benefit

12 Ottobre 2023

I punti chiave

Il pressing di Abi e dei sindacati per la revisione della tassazione dei prestiti agevolati, uno dei fringe benefit più diffusi tra i lavoratori bancari, arriva sul tavolo del Governo. Dopo l’incontro di ieri, da Palazzo Altieri è partita una lettera indirizzata alla premier Giorgia Meloni, al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e al ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone. La hanno firmata il direttore generale dell’Associazione, Giovanni Sabatini, il presidente del Casl, Ilaria Maria Dalla Riva e i segretari generali di Fabi, Lando Maria Sileoni, First, Riccardo Colombani, Fisac, Susy Esposito e Unisin, Emilio Contrasto che aspettano la convocazione di un incontro al più presto. Tecnicamente è una questione extracontrattuale, ma si sta affiancando sempre più al negoziato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei bancari e potrebbe finire per avere un impatto anche sulle sue dinamiche. Il negoziato ripartirà il 20 ottobre con una ristretta con i soli segretari generali, subito dopo il Comitato esecutivo di Abi del 18 in cui si parlerà anche di contratto.

I 70mila bancari interessati

La lettera al Governo non è il primo passo che le parti fanno insieme sui fringe benefit, un tema che riguarda 70mila lavoratori, stando alle stime del sindacato. I fringe benefit sono comunemente definiti compensi in natura perché vengono dati sotto forma di beni e servizi e non di denaro. Possono essere di diverso tipo, dall’auto aziendale alle polizze assicurative e, appunto ai prestiti agevolati. Questi ultimi sono tra i fringe benefit più apprezzati e diffusi tra i bancari. Se il Decreto Legge Aiuti Quater, del novembre del 2022 aveva aumentato la soglia esentasse da 258,23 fino a 3mila euro, nel 2023 questa soglia è tornata a 258,23 euro, fatta eccezione per chi ha figli a carico che mantiene la soglia dei 3mila euro. La conseguenza è stata una vera e propria esplosione dei conguagli Irpef dei bancari.

Il peso dei conguagli fiscali

Come spiega il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, «i loro stipendi sono, in alcuni casi, addirittura azzerati da ingiusti e assurdi conguagli fiscali, innescati da un lato dall’aumento del costo del denaro e dall’altro dalle norme tributarie sui fringe benefit». Di qui la scelta di provare a sensibilizzare il Governo sul tema attraverso la missiva di ieri su cui il numero uno della Fabi dice: «Va bene la lettera che inviamo al Governo con Abi e tutte le organizzazioni sindacali e va bene l’incontro con il ministero dell’Economia, ma la soluzione a questo enorme problema va trovata, comunque, all’interno del settore. È un tema della contrattazione nazionale di cui si devono far carico le banche ed è bene che questo aspetto sia chiaro sia al Comitato esecutivo dell’Abi sia, soprattutto, agli amministratori delegati delle banche e dei gruppi».

Gli effetti distorsivi

In una nota, Abi spiega che «l’attuale formulazione della norma fiscale e l’andamento del tasso ufficiale di riferimento (TUR) – soggetto alle variazioni decise dalla Bce – sta producendo, soprattutto sui mutui a tasso fisso, effetti del tutto impropri e distorsivi, determinando una tassazione di valori calcolati sulla base di fattori totalmente esogeni rispetto alla valorizzazione dell’effettivo vantaggio per il dipendente sottostante alla stipula del contratto di mutuo e, quindi, del tutto estranei alla sua capacità contributiva con la conseguenza che le lavoratrici e i lavoratori interessati possono vedere le loro remunerazioni nette significativamente ridotte dall’ingiusto prelievo».

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La simulazione su un mutuo ventennale di 150mila euro

Secondo una simulazione della Fabi, un bancario che abbia contratto un mutuo di 150mila euro, ventennale, ad un tasso agevolato dell’1%, paga una rata annuale agevolata di 8.312 euro. La stessa rata, calcolata al tasso Bce attuale del 4,5%, porterebbe al pagamento di una rata annua di 11.531 euro. Gli interessi agevolati sarebbero pari nell’anno a 6.650 euro mentre quelli a tasso Bce arriverebbero a 9.225 euro. Il conguaglio dell’Irpef, che scatta sulla differenza nell’applicazione dei due tassi, è di 2.575 euro e il 50%, che rappresenta la base di calcolo per i fringe benefit, è di 1.288 euro. Per il bancario che non ha figli a carico superato il limite dei 258,23 euro decade l’agevolazione.