UniCredit e i sindacati (Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin) hanno raggiunto a tempi di record – la procedura sarebbe scaduta a fine mese – l’accordo sul piano di riorganizzazione che prevede 950 assunzioni – tra i 500 nuovi ingressi di giovani, i 250 per il turn over e i 200 nell’head office -, mille uscite e la riqualificazione di chi resta. In una nota la banca guidata da Andrea Orcel spiega che «l’Italia fa da pilota mettendo in campo un significativo investimento nella formazione che potrà essere esteso agli altri Paesi del Gruppo», con un modello che potrà essere utilizzato per le riorganizzazioni dovute alla trasformazione tecnologica ma anche a M&a e acquisizioni. Un segnale di rassicurazione al sindacato tedesco che ha assunto un approccio molto difensivo sull’operazione Commerzbank.
La riqualificazione e ricollocazione
La procedura di efficientamento era stata prevista inizialmente per 1.600 lavoratori. E’ stata ridimensionata fino a prevedere 1.000 uscite, con una riduzione del 38% rispetto all’avvio della trattativa, spiegano in una nota gli autonomi della Fabi. I 600 lavoratori che non usciranno seguiranno percorsi di formazione finanziata, attraverso il fondo Fba, che saranno erogati dalla UniCredit University, con una significativa componente di formazione in aula, intorno all’85%. Dei 600 lavoratori riqualificati, un terzo, circa 200, già nel corso del 2025, saranno ricollocati in rete, rafforzando l’organico delle filiali. La centralità della formazione è stata ulteriormente rafforzata dall’estensione delle giornate di smart learning, portate da 5 a 7. «Questo risultato – commenta Ilaria Dalla Riva, responsabile People & Culture Italia di UniCredit – conferma che il continuo e costruttivo percorso di confronto con le Organizzazioni Sindacali degli ultimi tre anni ha contribuito al positivo esito dell’accordo, che si fonda sui nostri valori, la cultura e sulla cura delle persone, garantendo il ricambio generazionale e sostenendo la crescita delle competenze di colleghi in linea con l’evoluzione del settore e la strategia della banca».
I 950 inserimenti nella rete commerciale
L’accordo prevede inoltre anche l’inserimento nella rete commerciale di 950 persone. A fronte delle 1.000 uscite volontarie e incentivate, in cui rientrano anche i 270 lavoratori che avevano fatto domanda ed erano rimasti in sospeso nel precedente accordo, nel biennio 2025-2026 saranno assunti 500 giovani a cui si aggiungeranno altre 250 assunzioni per coprire il turn over degli apprendisti. In più sono previsti 200 ingressi nelle strutture di head office nel 2025 che portano il contatore delle nuove assunzioni al livello di quello delle uscite.
Il welfare
Con l’accordo sono stati migliorati anche welfare e di conciliazione tempi vita lavoro e valorizzazione professionale. E’ stato infatti aumentato a 8 euro il buono pasto a 8 euro, c’è stato il rinnovo della polizza sanitaria per il biennio 2026-2027 e la conferma per un biennio della polizza TCM per i mutui. È stato inoltre assunto l’impegno di definire entro il 28 febbraio 2025 un piano di valorizzazione del capitale umano (VAP) che tenga conto dell’importante contributo dei lavoratori e dei risultati economici del gruppo nel 2024. Per la conciliazione vita-lavoro, è stato riconosciuto un permesso retribuito aggiuntivo di 3 giorni per l’assistenza ai familiari in difficoltà.
Per il coordinatore della Fabi nel gruppo Unicredit, Stefano Cefaloni «l’accordo raggiunto è un importante risultato per la centralità strategica della formazione, elemento che di fatto consente la piena occupabilità sterilizzando pertanto l’insorgere di potenziali nuovi esuberi. In tema di buona e nuova occupazione, quanto raggiunto conferma ancora una volta il ruolo del sindacato nel garantire il ricambio generazionale ed il bilanciamento degli organici nelle varie funzioni del gruppo». Sulla stessa linea Giuseppe Bilanzuoli, segretario nazionale della Uilca per il quale «la formazione si conferma strumento essenziale di fronte alla ricollocazione dei dipendenti e in caso di trasformazione delle figure professionali bancarie. In generale questo negoziato conferma che il Fondo di Solidarietà, volontario e aperto a tutte le lavoratrici e lavoratori, è fondamentale per gestire il turnover delle aziende».